Per lungo tempo l’artista ha ricercato e lavorato alla realizzazione di qualcosa di nuovo, fino ad arrivare alle sue “TELE STROPICCIATE” così da lei denominate per via di questa sua tecnica mista su stoffa modellata come argilla ottenendo una base tridimensionale dove concepire una nuova realtà personale. Nel realizzare le sue opere non segue un canone prestabilito: i soggetti dei suoi quadri scaturiscono dalle tele drappeggiate; dopo averle osservate l’artista dipinge ciò che i suoi occhi vi hanno visto; mentre a volte le grinze stesse delle tele sono modellate per rappresentare qualcosa di prescelto. L’artista compie un’azione di scomposizione dell’immagine, ne estrae gli elementi principali, i colori dominanti inserendoli sulla tela seguendo un criterio “pseudo” realistico. Le ossessive e ripetitive linee introdotte sono rappresentative della complessità esistenziale, danno forma alle cose, le avviluppano, configurano labirinti, sviluppando direzione, profondità,luci ed ombre all’immagine dipinta. Il processo pittorico è simile al processo di scomposizione e analisi degli oggetti che il cervello umano compie ogni qualvolta osserva e analizza ciò che gli occhi vedono e inviano sotto forma di imput celebrali. In effetti, i lavori dell’artista evocano, in alcuni casi, la manipolazione della realtà visiva.