Biografia

Il lavoro di Alessio Biagiotti si è articolato fino ad oggi su un piano di ricerca che, è riuscito a spaziare raffinatamente su tematiche e medium apparentemente eterogenei riuscendo ogni volta a restituire una figurazione formale decisamente nuova ed interessante .
La sua formazione di scenografo, insieme ad una ricerca totalmente autonoma sviluppata in più contesti, gli ha permesso di avere quella sensibilità propria dei bravi architetti ed artisti,
in grado di cogliere senza esitazioni la fondamentale funzione attiva del vuoto, da questo punto di partenza, fondamentale in tutta la sua ricerca artistica, egli ha affiancato un processo di elaborazione delle immagini. Biagiotti ha elaborato un personalissimo metodo di Pensare/Classificare le situazioni della sua storia personale, trasformandole in una dimensione figurativa onirica e fascinosa. Significativo anche il suo impegno nella didattica, dove riesce a trasferire la sua esperienza di artista con passione, disinvoltura e grande partecipazione da parte degli studenti, basti ricordare una fondamentale esperienza elaborata congiuntamente ad alcuni dei suoi allievi intitolata CONVERSAazIONI presentata insieme alle “Lavagne” di Joseph Beuys a Palazzo della Penna - Museo di Arte Contemporanea di Perugia, nell’ottobre 2009 a cura di Alberto Zanchetta. Potremmo annoverarlo di sicuro fra i giovani artisti sensibili e coscienti della storia ma capaci di interpretarla con nuove scritture. Alessio lavora infatti spesso sulla traccia degli antichi o dei classici rileggendoli con nuove trame astratte e poveriste. Come archivio del contemporaneo legato soprattutto all’editoria di ricerca regionale e nazionale notiamo che Alessio Biagiotti è tra i pochi artisti attenti e meticolosi nel guidare il proprio percorso professionale selezionando con cura mostre, collaborazioni e pubblicazioni. In lui troviamo la massima attenzione per l’aspetto comunicativo in particolare nella gestione creativa e costruttiva del catalogo di mostra non inteso come mera trascrizione fotografica del fatto espositivo ma come effettivo luogo di ricerca artistica.
Troviamo specifica e connotativa dal punto di vista artistico la sua predilezione per interfacce didattiche ed interattive con il pubblico ricevente. Apprezziamo il suo curriculum che descrive un coerente processo artistico interagente anche con il contesto sociale ma che non preclude affatto l’esposizione in spazi museali o di galleria. Lo sviluppo della sua poetica è andato di pari passo con un perfezionamento tecnico adeguato, anche se del tutto alieno da tentazioni virtuosistiche. Una capacità manuale, insomma, che non è mai fine a se stessa, ma rende più evidente la tematica principale del suo lavoro: il sottile confine tra Natura, Artificio, Società. Il tutto con un’attenzione mai retorica alle mutazioni che la tecnologia ha imposto al nostro universo percettivo. Insomma, argomenti di scottante attualità trattati con ironico fatalismo e attitudine “costruttiva”.
È aggiornato e scrupoloso sia nella progettazione che nella realizzazione dei lavori. Mantiene un ammirevole equilibrio fra profondità contenutistica della proposta e appeal visivo. A differenza di molti artisti della sua generazione, riesce a compensare “impegno” e piacevolezza formale, evitando sia derive commerciali che dogmatismo militante.
Apprezzabile come artista nel riscontro in termini di coerenza linguistica e maturità professionale.
Coerenza linguistica che, tuttavia, non significa fedele adesione ad un modello. Grazie ad un notevole spirito di aggiornamento, puntualmente avallato da visite all'estero, questo artista perugino è riuscito ad affermare un linguaggio riconoscibile, sottoponendolo tuttavia a numerosi slittamenti (sia tecnici, che contenutistici), indotti dalla costante necessità di sperimentare nuove possibilità espressive e nuove ricerche.