Biografia


Perché (IL) disegno è un
Cannocchiale rovesciato

La collezione Gonzaga allestita a Mantova nel 2001, oltre a rappresentare una grande operazione di restauro, sottolinea la ricerca degli organizzatori, attuata per la realizzazione del progetto .
Sono rimasto affascinato dallo studio preparatorio di durata decennale, che ha consentito di ammirare la collezione, esaltando la pregevole fattura della pittura dei vari maestri. ..
La raccolta denota un meccanismo che individua l’evoluzione della forma connotando i vari periodi di esecuzione delle opere.
La diversità di rappresentazione - sia del volto che della composizione- delinea il percorso attuato dall’uomo, durante i secoli , volto a interpretare le scoperte dell’uomo.
Forse uno strumento privilegiato di cui si serve il pensiero occidentale, per questo viaggio secolare verso il subconscio, è l’invenzione artistica (in primis la pittura), che accompagna o addirittura anticipa le consapevolezze teoriche.
La mia ricerca attua un mio percorso che prende avvio da questa consapevolezza, definendo quali siano i canoni estetici della mia “figurabilità”.



Le forme della memoria.


Non conoscendo né la storia di Mantova né il perché della fine di una delle famiglie più celebri del Rinascimento Italiano, mi affido alla definizione che Montesquie fece in occasione del suo viaggio in Italia. Visitando Mantova nel 1729, definì la città una sorta di grande complesso che ormai appariva quasi completamente privo di ogni bene mobile e durante la visita a Palazzo Ducale - reso ormai dai Tedeschi palazzo del governatore imperiale e non più il luogo dove la corte si riuniva (una città a forma di palazzo), prese nota delle sue reali condizioni:
“Questo palazzo è in condizioni deplorevoli: ho visto quadri rovesciati a terra, e che lì resteranno per sempre, tutto il resto è all’aperto.
Dov’era la biblioteca , ci sono ancora ossa mastodontiche, pietrificazioni, scheletri di pesci mangiati dalla polvere”.
La descrizione di Montesquieu ha un fascino malinconico d’una visione ormai stravolta del festoso palazzo Gonzaga , privato di dignità.
L’ indiscrezione insolente dell’uso dei quadri degli antenati della Mirandola, la breve descrizione dei resti della famosa collezione scientifica, un tempo ospitata nella biblioteca, appaiono tetre, disarmanti , ma da questa orrida immagine latente gli organizzatori della mostra hanno tentato un filologico risarcimento, una dovuta ricostruzione in immagini, e grazie a un percorso euristico che ha comportato un dissodamento di fonti archivistiche si è prodotto quel materiale di inestinguibile importanza per la dinamica vicenda del collezionismo dei Gonzaga.
La sequenza collezionistica dei Gonzaga si situa entro un arco di circa 150 anni.
Gli anni più luminosi furono segnati da Isabelle D’este , questa stagione che chiameremo “umanistica” ( invece di parlare di collezionismo moderno si può parlare di neoplatonismo di corte ) è segnata da un periodo di accumulazioni allo scopo di creare quell’immagine politica rilanciata da Bernardino Baldi nella sua opera “Encomio della patria”; perché l’arte - e il suo possibile commercio - giocava un ruolo strategico sul piano internazionale che forse è oggi agevole rievocare.
Questa stagione che si è protratta per circa un secolo, iniziò a disgregarsi con l’avvento di Vincenzo Gonzaga che, impegnato durante il corso della sua vita a sostenere e ridefinire quotidianamente il ruolo e l’importanza dei Gonzaga e di Mantova stessa, nel gotha di un Europa dominata dal dissidio tra impero spagnolo e monarchia francese, pensava di entrare nelle grazie di questi regnanti grazie anche ad una lenta e rovinosa opera di ambasciata.
Tra gli esempi che si annoverano citiamo i seguenti:
Vincenzo duca di Mantova
Quando decise di spedire il giovane Rubens alla corte Francia per poter creare un clima di distensione verso quei regnanti, egli rifiutò e per ovviare a questo problema, Vincenzo, anche grazie al consiglio pressante del suo ambasciatore decise di spedire alla corte di Francia le Muse di Giovanni Baglioni non curandosi affatto del danno che poteva arrecare alla collezione
Richelieu
Anch’egli rivolse le sue brame a pittori della prima generazione ( Perugino, Correggio e Del Costa) .

Grazie a questi e altri documenti reperiti inseguendo le opere d’arte dal momento dell’acquisto fino a quello della loro durata inventariale, gli organizzatori hanno potuto ricostruire quel puzzle ottenendo il diritto all’ immagine che esalta questa grandiosa collezione.
Ho parlato dell’ approccio scientifico di questa mostra in quanto il lavoro da me intrapreso connota questa consapevolezza. Quando Francis Bacon parla dell’opera come un contenitore dove le immagini “casualmente” appaiono grazie a quei meccanismi percettivi che la stessa casualità eccita,
(Nietzsche però nella nascita della tragedia sebbene tende nettamente all’oggettivazione a discapito delle soggettività (perché l’universale diventa una potenza impersonale, quindi oggettiva), indica la casualità presente negli individui solo un prodotto come tanti della potenza vitale).
viene a delinearsi la sua figurabilità frutto di esperienze oggettive. E per esperienza oggettiva intendo proprio quella mantovana, infatti
la concentrazione di tanti artisti in una stanza (Celeste Galleria) mi ha suscitato delle impressioni che ho cercato di esperire attraverso i miei lavori .
La mia conoscenza ancora non ha una ragione scientifica perché basata su teoremi non ancora verificati.
A questo proposito mi preme fare una dovuta considerazione : “Prima di intraprendere questo cammino mi preme sottolineare e che la ricerca intrapresa ha il compito di rafforzare e spero di migliorare la cognizione che io ho del disegno e, il rapporto che ho con la storia dell’arte, vista come disciplina umanistica, è quella di un’ “ingenuo” appassionato.
Inoltre mi piacerebbe citare la differenza che Ervin Panosfky fa tra scienza e discipline umanistiche ritenendo quella definizione importante per l’approccio mentale con il quale intento provare questa la mia intuizione.
Perché proprio da quella “scienza” che si chiama fisionomica il mio progetto non può prescindere .