Biografia
Poeticamente abita l’uomo.
Noemi Babini ci conduce a quella soglia : una soglia simbolica dove scrutare, in contemporanea, orizzonti differenti. Né dentro né fuori, né prima né dopo. Un luogo di sospensione e di dispersione dei confini, dove maturare riflessioni e pensieri.
L' arte per Noemi sembra essere soprattutto uno stato d'animo. Un quadro deve fiorire come qualcosa di vivo. Deve afferrare qualcosa di inafferrabile: il fascino e il profondo significato di quello che ci sta a cuore.
La sua è una tecnica che poeticamente cattura le immagini stesse della realtà, è un accordo tra occhio ed emozione, osservazione e trasfigurazione.
“Ho sempre disegnato-ci racconta Noemi- non sapevo bene perché, fin da bambina immaginavo e vedevo storie, paesaggi, betulle, principesse e draghi, ed oceani blu , cobalto, indaco, colori che si fondevano e prendevano forme di vita senza che io stessa me ne rendessi bene conto. Non ho mai lasciato quella mia parte bambina che continua a palesarsi nei miei quadri”.
I bambini hanno organi misteriosi, di presagio e di corrispondenza che permettono alle immagini di salvarle dall’oblio, di catalizzare, intessere e trattenere fra le mani importanti frammenti della memoria emozionale.
Ecco cosa ci dona un lavoro artistico di Noemi, le nostre radici che ci sussurrano :
Come ci insegnano le favole, più ci apriamo alla immaginazione e più si rinfresca l’anima …e si rincuora quel “bambino interiore” che sempre cerca un suo giardino dove fare allenamento, dove educare i propri mostri ammaestrandoli con l’arte, la visione, i colori, la materia. Una inesauribile evocazione alla terra, i luoghi della prima vita, delle strade percorse, gli sguardi, le parole, la lotta dell’essere in presenza di sé in un mondo interiore forse ancora oscuro e da svelare. Ogni quadro, lavoro, colore ,opera di artigianato di Noemi è l’incontro delle fiabe che ognuno di noi porta con sé.
Sono favole d’anima, hanno lo scopo di guidare il nostro cuore attraverso l’immaginazione, distruggere l'abitudine della mente a riconoscere solo quello che già conosce. Per farlo bisogna disorientare l'abitudine senza sostituirla con un'altra e consentire di assumere il singolare, di rendere giustizia al particolare, di affrontare il ‘questo’; e inoltre, di trascinare con sé anche le scorie, anche i detriti, anche le cose che non hanno riscatto
Sono opere che raccontano la pelle che abitiamo, i cui colori densamente intrecciati alla materia su cui si accasciano e trovano nuova vita, fanno intrasentire un linguaggio denso di risonanze antiche e ancestrali, ed esprimono nel modo migliore cose ancora sconosciute ma vicine, e sono come ponti gettati verso una riva invisibile ma vicina. E’ una seduzione che filtra poeticamente le immagini stesse della realtà, è un accordo tra occhio ed emozione, osservazione e trasfigurazione.
E’ una narrazione di colori e materia di lunga e sapiente esperienza del vivere “navigando in velocità”. Eppure queste “ materie” si impongono come tormenti di una giovane donna inquieta nella ricerca di sé. Cresce nelle sue poliedriche opere artistiche la dimensione del vissuto in andare e ritornare come un tessuto intrecciato con fili di seta e di acciaio
La tecnica e sensibilità artistica di Noemi agisce sulla materia come la luna sulla marea, innalza le onde, le spinge e le dirige verso la sabbia e poi le ritrae lasciando veri doni da raccogliere alla riva, colori, come
gioielli fatti di alghe, legni contorti e giocattoli, frammenti di colori e pietre luminose, conchiglie per infilare le collane.
Così si srotolano i colori e le forme , alcuni lunghissimi come onde profonde, altri brevi, solo una schiuma per brillare e svanire….
Di solito la sera, il pittore va a caccia di immagini- e così immagino Noemi : lascia la mano libera sulla tela, senza controllo, seguendo solo la traccia offerta dal caso: corpi, alberi, rocce, colori, che si organizzano quasi da soli e sembrano sussurrarci :
Vieni, lasciaci entrare silenziosi nella sera
E addentrare sempre più nel bosco della notte
Dove vi sono stelle alte, bianche come gigli
E nella luna veglia ancora una bocca di fiaba
e lei stremata sì, ma libera, assolutamente e drammaticamente libera.
Lei che si tuffa nel mare dei segni, dei colori, della materia sulle tracce di quello che più assomiglia al suo perché. Rinfresca con questo le labbra, ma la sete non scema. La vita, la sete, il perché si fondono, si separano e si rifondono in una danza condotta a mezz’aria. Lei, la vera insostituibile interprete di quel viaggio nella memoria dell’infanzia dell’uomo che sa regalarci opere preziose: il mistero delle radici che di giorno in giorno acquistano eloquenza e le sue opere ne sono testimoni in itinere …
Nadia Campanini



