Pittura, Spiritualità, Acrilico, 120x80cm
In quest’opera, Airin esprime le sue convinzioni, iniziando a delineare la sua curiosità scientifica e la centralità della cosmologia: la legge dell’Uno, l’entanglement, siamo tutti connessi con l’intera esistenza. L’artista, attraverso la rappresentazione della propria figura, celebra la sua esistenza; l’apertura delle braccia, solo accennate, infonde un senso di infinito, di immortalità, raffigurando la continuità inarrestabile del ciclo nascita/morte. La velatura viola sul viso carica di una forte spiritualità e di un mistero, il mistero di ciò che non conosciamo, l’intera siluotte, che appare decisiva nel mettere in risalto la sfera di luce posta all’altezza del grembo e del cuore, incarnando il corpo e l’anima umana a rappresentare l’esistenza nella sua totalità. “E’ tutto dentro di noi, non abbiamo bisogno di null’altro che sia al di fuori di noi”. Il fondo che si illumina a sinistra, contorna una femminilità isolata, sganciata dal suo corpo e sorda ai processi della sua precarietà, decantando l’immortalità dell’essere donna. Un corpo semisommerso, privo della realtà vissuta che si soddisfa e si annienta nelle spire di un cerchio di luce che irrompe sulla scena e osserva una spettacolarità silenziosa ma dinamica, esaltata da quegli schizzi di giallo come una polvere di stelle che insegue una volubilità che è al di là della vita terrena. Un’immagine poetica, onirica che permette di cogliere il tentativo di riscrivere il mito del Femminile, inteso come madre generatrice di ogni cosa.
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celeste,







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