Reverse
Reverse è dunque un progetto fotografico che ha come obiettivo quello di raccontare i quattro luoghi che più di altri rappresentano l’impatto negativo che gli interventi hanno avuto sul territorio, attraverso una riflessione sul rapporto che, a distanza di dieci anni, le architetture hanno instaurato con il contesto sociale e ambientale che le ospita.
L’opportunità che i Giochi Olimpici hanno rappresentato per il rinnovamento della città di Torino e per le valli olimpiche nacque nei primi anni novanta a partire dalla necessità di modernizzazione della stessa città di Torino, ancora intrappolata nella definizione di città post-industriale. Ma la volontà di rinnovo urbano, al pari di altri esempi di medie e grandi città europee coinvolte da dinamiche analoghe, non è stata sufficiente ad evitare in molti casi l'eredità di edifici fatiscenti, popolati ma abbandonati, vecchi. Quella idea di benessere ricercata nella progettazione della nuova città metropolitana ha per lo più prodotto disagi e deturpamenti del paesaggio. Il beneficio temporaneo che il territorio ha avuto oggi si è spesso tramutato in abbandono. A partire dal Villaggio Olimpico e dall’ex-MOI, fino ad arrivare in territorio montano con la serie di trampolini a Pragelato, l’impianto per le gare di bob, slittino e skeleton di Cesana-Pariol o l’impianto per il biathlon di Cesana Torinese, le scelte progettuali si sono rivelate alienanti, tanto da produrre complessive modificazioni dei luoghi e da accentuarne il carattere antropico. In questo senso Reverse si pone in stretta relazione con il tema del rapporto tra architettura e città, proiettandosi al contempo metaforicamente verso un tentativo di comprensione della relazione controversa tra uomo e natura. I luoghi proposti in sequenza sono luoghi oggi non abbandonati, ma dove il tempo si è fermato; luoghi che hanno subito metamorfosi dovuti ad una scarsa attenzione e valorizzazione del contesto in cui sono inseriti; luoghi in attesa di un cambiamento, di una inversione di utilizzazione.
Reverse è quindi l’idea più figurata che un determinato processo ha cambiato o invertito il proprio senso: la sequenza di fotografie trova così un possibile significato a partire dal percorso dell’oscurità della città, ovvero da una “vitalità degenera” che ovviamente non corrisponde alle attese post-olimpiche, fino agli interventi realizzati in territorio montano, che a loro volta stanno subendo una metamorfosi inversa, dove la natura sembra quasi che si stia riappropriando con i suoi tempi di quanto le è stato improvvisamente tolto dall'uomo.

















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