Corpi
Tutto si dilata, le prospettive cambiano, si arcuano, riprendono e ritornano allo stesso punto. Le persone: la moltitudine scorre, attraversa, s’incrocia, si riposa, come collettivo e come collettivo vive le medesime sensazioni. Solo percezioni singolari scorrono semplici, nella naturale inclinazione alle superfici, alle luci, ai singoli sguardi: lo spazio comune si dilata, si amplifica perdendo di contenuto e via via diviene solo statua, fontana, panchina, scalinata. Mi colpisce personalmente la luce che riflette tra le dita del bambino, quella luce m’intenerisce, quelle mani che sembrano percorrere tutto lo spazio e delicatamente posate sul vetro enfatizzano “l’infinito” che diviene possibile, concreto, con straordinaria mediazione di spazio e tempo.
Un tempo della memoria comune, come se si potesse vivere contemporaneamente tutti gli stadi d’una vita: infanzia e vita adulta; enfatizzando certo, ma al contempo si tratterebbe solo di sentimento, sentimento del tempo.
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