inverno caldo
Piano piano che andiamo oltre, i cerchi si ampliano, l’apparente orizzonte si distende, dapprima esso circonda asfissiandoci, poi complesso e significante scorre come spazio-tempo. Un tratto deciso al neofito suggerisce completezza, perché egli è “dentro” le linee e se ne compiace come essere deterrente ad esempio pensiamo al tratto significante e famoso di Picasso e rapportiamolo a contrasto con la linea spezzata, il tratto deciso invero solleverà, abbassando la superfice certo, per questo in fin dei conti rimane (l’eccezione è il neofito che rimane al deterrente). La superfice è l’essere narrante, cio’ che non visibile suggerisce, questa è l’esperienza semplice e me ne rendo conto. La linea decisa, il tratto forte, è incrinatura, pensiamola incrinatura alla superfice qui nella non facile percezione sensoriale, apparente forzatura, ecco la tridimensionalità, lo spazio tempo da forare. Ma a capo di questo, cosa c’è? Se non uno stato reale e oggettivo? Il nostro essere è piegato al volere complesso di segni verticali, oracolari, è turbato rotto da continue voci, bene lo sa lo schizofrenico che ha un foro nella coscienza, ma l’artista quale domanda oltre il concetto si pone? Semplice quasi nessuna, rimane sollevato da questa complessa problematica, come separato dalla consapevolezza del piano orizzonte, questo in definitiva non si è disteso ne espanso, oltre che nella sua concezione verticale difficilmente va, rimane conficcato in terra.
Nella foto il bambino stabilisce sensitivamente superfici, acquisisce piacere nel rivelarla.
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