PESCARA, 5.10.2013 (Numero 3) - In momenti in cui fervono inquietudini, tensioni sociali, urti politici, contraddizioni ideologiche e problemi economici, gli artisti meglio dotati rivolgono il loro interesse e la loro creatività anche verso le problematiche più impellenti della società.
Gli incendi estivi, che lasciano un'impronta sconvolgente tra le popolazioni di tutto il mondo, sono problemi di difficile risoluzione. Documentare questi spiacevoli episodi è stato per Enzo Pirozzi un impegno da affrontare in quanto socialmente doveroso.
Nell'opera La guerra del fuoco diverse prerogative stilistiche del passato sono state opportunamente riprese, ma riproposte con nuove fioriture figurative.
Il pittore salernitano, infatti, oltre all'osservazione delle lingue di fuoco prodotte dalle fiamme, punta il suo interesse creativo sull'armonia delle linee nonché sul volume dei fiammiferi e sulla loro morfologia: cioè verso lo spessore uniforme, da cui prendono sviluppo le rilevanze narrative della guerra del fuoco.
Per vitalizzare il suo quadro Pirozzi inizia dalle minuscole tonalità fredde presenti nelle lingue delle fiamme e allarga, con tonalità della stessa famiglia cromatica, il sottofondo dell'incendio causato dai fiammiferi.
E mi pare che nella iconografia classica, relativa ai dipinti che documentano il fuoco, nessun quadro risulta impiantato su tonalità fredde.
Il tentativo di rendere un incendio con gradazioni cromatiche fredde è certamente merito considerevole della pittura di Pirozzi, che rivela un profondo amore sia per l'arte e per la natura sia per la società.
E proprio in questi tentativi cromatici insoliti e difficili, resi, ovviamente, con accenti diversificati, vanno individuate alcune sue emblematiche fioriture figurative.
Pierluigi Chillà




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Lino
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