La bruttezza del presente ha valore retroattivo.
Karl Kraus
Viviamo nel mondo del Mercato e della sua crisi senza soluzione. Immersi nel monologo autoelogiativo, nel discorso ininterrotto che il Mercato tiene su se stesso. Come i condannati del racconto "Nella colonia penale" di Kafka, siamo infilati in una macchina che incide sul nostro corpo la Legge.
Consideriamo che la ricerca artistica sia la falsa coscienza di chi non riesce a profittare del mercato, ma solo a subirlo. Anche chi sputa sull'arte, chi teorizza la sua fine o chi è molto puro e socialmente impegnato, alla fine se la gode se riesce a entrare in una piccola galleria, in una sconosciuta collana, in un teatro periferico.
Siamo contro ogni idea romantica sull'arte. Odiamo il genio e sregolatezza, l'artista profetico, le pose d'artista. Il genio è rigore e fa quello che può. Odiamo l'eternità e siamo per l'effimero. Solo le cose che passano sono quelle che restano. Preferiamo pensare la nostra opera sulla mensola di un bagno piuttosto che in un grande museo.
4. Pensiamo che l'arte contemporanea non abbia di se una conoscenza ontologica, ma solamente tecnica, strumentale, procedurale e che metta il suo impegno massimo nella relazionalità e nell'efficacia tecnica e operativa. Il maggior merito dell'artista d'oggi è aver rimosso sia l'orgoglio che la vergogna dell'arte, negando a sé e al suo lavoro un'orizzonte di verità. Nessuno può oggi immaginare seriamente che l'arte salverà il mondo, né comprenderà la vita o ad essa si sostituirà. Questa è la nostra conquista di libertà, immersa nel Mercato.
5. Non ci interessano il gusto, la sensibilità, la cultura perché non ci interessano i ristretti circoli, gli appassionati, le belle riviste. Ci interessa parlare a molti, stare sulla strada, essere accessibili a tutti. Non ci interessa dire qualcosa di elevato, ci interessa vendere. Ma nel Mercato le due cose coincidono. Contro ogni intellettualismo, l'immediato sensibile è il nostro terreno e il mercato il nostro linguaggio.
6. Per arrivare a tutti accettiamo le forme di comunicazione del Mercato, per trarre profitto dal nostro lavoro ci adeguiamo alle immagini del dominante. Vogliamo descrivere nel modo più semplice possibile, cinicamente, ciò che abbiamo attorno, ciò che dalla nostra nascita respiriamo : il Mercato. Che cosa né farà il nostro Cliente non ci riguarda. Ne usi per proprio piacere, per elogiare il Mercato o di contro per attaccarlo, ne usi per tenere in piedi un tavolino, per coprire una macchia sul muro, come posacenere non ci interessa.
7. Vogliamo stare nel Mercato come pesci nell'acqua e rivendichiamo di non voler nascondere questa nostra scelta. Siamo pronti a contraddirci, non a illuderci.
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