Mostre, Palermo, 23 March 2019
Già al tempo della sua invenzione, la fotografia diventa arte contrastante e rivaleggiante con la pittura. All’inizio, pur avendo il pregio di rappresentare con assoluta precisione il soggetto, mancando del colore non riesce ad avere quel tocco di originalità, di sfumature, tipiche della pittura; chiunque ha i mezzi può fotografare, senza per questo avere quelle particolari doti, sensibilità, maestria di qualunque pittore, anche il meno bravo.
Soltanto alla fine dell’ottocento la fotografia viene intesa come “arte” e non soltanto come mezzo rappresentativo della realtà, ma come espressione di uno stile estetico più ricercato; si creano i primi “set” fotografici, con luci e scenografie che richiamano alla pittura. Da qui la necessità di affidare i primi “laboratori” a pittori, scultori che nella fotografia ritrovano motivo di conversione. Primo fra tutti Nadar, precursore della fotografia in senso estetico.
Nel ‘900 il confine tra la pittura e la fotografia si è fatto sempre più sottile e le nuove tecniche sia pittoriche che fotografiche hanno messo in dubbio a quale delle due arti sia riconducibile l’aspetto “realistico” nell’accezione più rigorosa del termine.
Oggi la fotografia e la pittura convivono traendo ispirazione l’una dall’altra, senza prevaricazioni o conflitti, ottenendo un risultato estetico frutto della loro coesione sinergica.
Questa mostra nasce da un’idea di Vincenzo di Bella che ha realizzato secondo il gusto proprio del “pittore” alcuni scatti di Giuseppe Costanzo; non vi è un filo conduttore, ma soltanto la reinterpretazione di diciotto immagini su diversi supporti (dalla tela al pannello in legno), dando vita a quel “realismo” pittorico suggerito dall’occhio del fotografo e offrendo prova piena della perfetta convivenza tra le due arti.

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