PROGETTO PER UN'ARCA - Personale
Mostre, Grosseto, 01 August 2009
FORTEZZA SPAGNOLA
Porto Santo Stefano (GR)

Serata inaugurale 6 AGOSTO 2009 ore 21.00
Dall’1 al 12 agosto 2009 ore 18.00-24.00

A cura di Gianni De Mattia

I lavori recenti che Luca Giannini presenta in questa antologica fanno intravedere un punto di svolta, benché al momento ancora embrionale, nel suo percorso intellettuale ed artistico. Non è in discussione la centralità delle problematiche ambientali, verso le quali l’artista si sente fortemente attratto per formazione e indole. Ciò che muta è invece la visione del “theatrum mundi”. Ovvero delle gravi ferite che l’uomo avrebbe inferto all’ “oikos”, dunque alla Terra che egli abita insieme agli altri esseri viventi. Visione non più dominata dalla vena quasi insanabilmente pessimistica che percorreva le precedenti opere, nelle quali tuttavia la luce (il pigmento bianco contro il nero bituminoso) tentava a volte di tenere alto il vessillo della ragione e dello spirito prima di essere sopraffatta dal buio.
Dalla mera denuncia delle aberrazioni determinatesi sulla scia di un modello di sviluppo di tipo predatorio, non guidato da un’etica planetaria, l’artista sembra ora proiettato verso una visione aperta alla speranza. Indica un nuovo orizzonte verso cui puntare la prua. L’indagine shock sullo smarrimento spirituale della modernità, che era preminente nelle opere della fase più recente ( le “Crocifissioni industriali”, dalle atmosfere apocalittiche), si accompagna ora alla volontà di costruire un progetto, un obiettivo perseguibile. Che in questo caso ha il senso del cambiamento radicale del modo di rapportarsi alla “casa” comune. Da qui il “Progetto per un’arca”.
Con esso la sua ricerca si fa dunque propositiva, esce dalle secche di una visionarietà utopica, senza sbocco ( si vedano le “Geografie di un nuovo mondo”). Progettare un’arca, come fece Noè ai tempi del diluvio, significa ripartire da nuove premesse, credere in un mondo diverso.
E’ così che l’homo faber si riconcilia con il Logos, ne legge i segni impressi sulle cose (come Anassagora e ancor più Agostino auspicavano ), gli presta l’ossequio della ragione. Ed è così che Prometeo, dopo aver rubato il fuoco (tecnologia) agli dei, anziché abusarne ne fa invece un uso saggio. Persino la tecnica compositiva adottata dall’artista, nell’accentuare il riutilizzo di materiali eterocliti apparentemente inutili in stretta simbiosi con i colori, suggerisce una diversa pedagogia all’uso delle risorse. Pedagogia all’ amore anche delle cose minimali, che mette al bando le abitudini basate sullo sfruttamento senza regole e sullo spreco, perseguiti con disinvolta insipienza.

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