memoria | racconto | relazione | necessità | conoscenza...
Libellule è mancanza che genera arte.
Libellule è un’opera “totale” creata da artisti e ragazzi, insieme, che, come, una necessità o un'intuizione, “emerge” improvvisa, in una strada, in un territorio e fra la gente.
Poche azioni rapide come incursioni, pochi minuti, apriranno squarci di creatività nel tessuto urbano, per invitare tutti, artisti, ragazzi, bambini, passanti, donne, stranieri, a ritrovare dentro di sé un'emozione, un pensiero nuovo sulle cose, sulla realtà, sui propri sogni o disagi e desideri o semplicemente, anche solo per un attimo, uno sguardo libero dai condizionamenti e dai pregiudizi.
Libellule vuole proporsi come “risorsa”, che, grazie e attraverso l’arte e la creatività, condivise, comunicate, aiuta a scoprire nuove e diverse possibilità.
“Libellule” nasce da un’idea di Aporema Onlus che si inscrive nel più ampio progetto de “I rioni dell’arte”, in cui un artista “adotta” una classe di un quartiere “a rischio” per intraprendere con i ragazzi un percorso laboratoriale sulla creatività, intesa come sguardo libero sul mondo. L’arte, così, prova a ritrovare la sua funzione di mediazione al di là di un mero consumo estetico ed estetizzante, esce dai musei e dalle gallerie ed entra nella Scuola per ri-dialogare con il territorio e le sue risorse.
Il nome del progetto nasce dalla suggestione del volo di questo insetto predatore, silenzioso, veloce e precisissimo. Con “Libellule” infatti l’arte e la creatività si liberano: dai laboratori delle scuole entrano nelle strade con volo silenzioso e rapido e divengono forza eversiva, energia sotterranea che ribolle in superficie, linguaggio che ritorna ad appartenere alla collettività, che corre e si raccoglie in un punto creando un nuovo, possibile orizzonte di senso.
“Libellule” è creatività come “invenzione”, nel senso di “trovare” ciò che già c’è, in un territorio, in una piazza, in una faccia o in un gesto e come fa il bricoleur (C. Lévi-Strauss), riporta in luce e traduce in linguaggio visivo, di impatto immediato, come una punteggiatura o un suono improvviso, cioè in segno, ciò che già appartiene a tutti. L’arte, allora, diverrebbe strumento etnografico, di “osservazione partecipante”, di restituzione e narrazione che rende, in un esercizio di allontanamento, “estraneo il familiare”, producendo senso critico e nuova conoscenza rispetto a stereotipi culturali e pre-giudizi, nuovi sguardi per sentire noi e l’“altro”. Associando la nostra società ad un grande organismo disfunzionale, se non malato, la medicina potrà essere allora, non un effimero rimedio esterno, puramente sintomatico, ma un antidoto prodotto dall’organismo stesso?
Ogni artista invitato ideerà e realizzerà con i ragazzi la sua “libellula”, pensata nello spirito del progetto e che avrà le caratteristiche tipiche del volo dell'insetto, unico, leggero, rapido, breve e puntuale.
Il volo libero delle “Libellule” non ha la pretesa di riscrivere un’identità sociale, culturale ed anche individuale, per certi versi spezzata, frantumata in una miriade di codici e di segni il cui effetto è un diffuso e sottile senso di spaesamento e di “perdita della presenza”, ma può, con la sua traiettoria, e attraverso il “potere” della creatività offrire piccole chiavi di lettura, creare cortocircuiti di senso, ponendoli non come risposte ma come domande aperte che stimolino emozioni e, quindi, riflessione.
Libellule#1: MIGRAZIONI
Migrazioni come Altro da sé
Migrazioni come Differenza
Migrazioni come Confini/sconfinamenti
Mgrazioni come Relazione/Comunicazione
Migrazioni come Errare/errore
Migrazioni come scambio/spostamento
Mgrazioni come viaggio
Migrazioni come Intercultura
Migrazioni come Identità possibili e aperte
Migrazioni come comprensione/Integrazione
Beatrice Salvatore
www.aporema.it




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