Esordiente nell’ambito “popular” dell’arte americana degli anni ’60 del novecento, e collegato al movimento per l’abituale esegesi, nel corso della sua attività, di icone e simboli del quotidiano (“democratici”, come diceva per cantautori quali Bob Dylan - “le loro parole le ascoltano tutti”), si impone nella storia dell’Arte per un uso spregiudicato e fantastico del colore, rafforzato da una gestualità irrefrenabile.
Nell’opera “Colorati” del 1996 (nella foto), appartenente alla fase matura dell’artista, la pronta consapevolezza della visione compositiva offre una fulminea percezione del tutto con i fiori adorni escoriati del colore, il quale turbina intorno in volute ricche di suggestioni e con vigile furore lirico.
In una sorta di trance, l’Artista si estranea dalla realtà per varcare la soglia della propria inventiva, fanciullesca e sconfinata come un’oasi libica.
Via piani prospettici, paesaggi, via ogni canone, solo un’immagine rarefatta sbocciata dall’incontro tra stimolo visivo e accordo mentale, caos apparente e vertigine del pensiero, che innesca i ricordi e le bellezze in una magia di slanci traboccanti.
I fiori fluttuano eterni senza gravità in un cielo-lago, segnati da tratti sicuri ed accurati : il blu corvino imprigiona un fiore purpureo e tenta di imprigionarne altri in uno sforzo senza fine. Schifano non si preoccupa degli spazi definiti della tela e della cornice, che vuole rappresa nel colore, fonte vitale di balliana memoria.
Le esili corolle simbolo di energia, restituite a nuova vita lungo le rive della cornice cercano di spingersi verso l’intervallo incolore del non finito della tela, quasi ad inseguire i nodi del legno, trasfigurando lentamente in stelle animate da una sorta di moto perpetuo.
L’incanto dei colori, in particolare i blu (strepitosi blu schifano!), i neri, i verdi, i rossi, testimoniano la costante ricerca ed il pieno irradiarsi delle tinte personali, riconoscibili subito e visivamente dirompenti.
Mario Schifano è tra i pochi eletti a comprendere e distinguere ciò che è veramente artistico da ciò che non lo è, nelle cose che osserva o nelle vette del suo animo. Continuo avvicinamento e discostamento dalla realtà apparente, per una interpretazione mediata dalla interiorità, che è la scintilla divina dell’espressione artistica : è un concetto apparentemente banale e distrattamente ignorato da moltissimi pittori, lontani così dall’essere Artisti nel senso più stretto – “l’Arte non è un libro di figure” soleva dire Paul Gauguin.
Schifano esercita la sua sterminata cultura italiana in una rapidità di contatto tra idea e creazione straordinaria, per proiettarsi in una sfera estetica universale.
Purezza del sentire, naturalezza, evoluzione dell’armonia : sono le capacità dell’Artista del futuro, oggi. Per merito di Schifano.





Commenti 0
Inserisci commento