Pamela Rota è un’artista italiana con un’importante formazione internazionale: New York, Parigi, Londra, sono capitali del Mondo in cui Pamela ha vissuto e delle quali ha interiorizzato l’atmosfera cosmopolita, che compare nelle sue opere per un uso potente del colore e un segno grafico che “morde” la tela.
Pamela, cosa pensi di aver trasportato con e in te dalle megalopoli in cui sei vissuta?
La consapevolezza dell’importanza della diversità tra gli esseri umani, fondamentale per l’evoluzione sia personale sia globale, la tolleranza tra i popoli mantenendo viva l’unicità delle persone.
Nelle tue opere il Colore, con la C maiuscola, è fortemente protagonista, la cromia delle tue tele è esplosiva, dirompente, dotata di un’energia trascinante/tracimante. Davanti alle tue opere ci si sente rapiti da un turbine espressivo. Voglio essere provocatoria e chiederti, dove vuoi condurre lo spettatore con i tuoi “rapimenti”?
Dipingo d’impulso, dettata dalla pura ispirazione, avendo visioni ultraterrene di immagini ed atmosfere surreali che emergono dirompenti nelle mie opere, lo spettatore si trova immerso in una realtà parallela che spero diventi contagiosa e che apra la mente al mero significato dell’essenza della vita intesa come ricerca costante della felicità e della semplicità.
Insieme al colore la Materia gioca un ruolo determinante, le pennellate hanno una corposità intensa, emergono dalla tela, si espandono verso l’esterno, tolgono i contorni alla narrazione ridefinendo le immagini che si trasformano da reali a immaginifiche. La scelta di utilizzare una densità così preponderante ti serve per accompagnare il colore in una dimensione informale o questo è un effetto anziché una causa?
Sicuramente la compattezza del colore denota anche un lato intrinseco della mia personalità dirompente, adoro i toni accesi sia nelle tele sia nella vita, emergono i dettagli cromatici che suggeriscono una connotazione definita e costante nella ricerca della tecnica.
Il segno è uno degli strumenti che usi mescolandolo con la materia, in alcuni casi arrivi a utilizzare le graffiature, e il Segno diviene così tutt’uno con il Colore e la Materia in una miscellanea in cui riesce difficile percepire quale di questi tre elementi sia il principale protagonista della narrazione. Dove pensi che questa mescolanza possa portare lo sguardo dello spettatore e, soprattutto, tu dove vorresti condurlo?
La mescolanza forma e crea un “delirio” di suggestioni alle quali dono una connotazione d’impatto e di significato unilaterale, il sogno onirico che esprimo porta volontariamente lo spettatore a confondersi in un mix di emozioni e sconcerto che difficilmente ritroverà in altri dipinti. Ogni mia opera ha un messaggio ermetico che arriva nelle menti e nei cuori di chi lo capta e percepisce…e chi ha orecchie per intendere..intenda…
Nella tua opera Siam Add hai inserito alcuni elementi che si collegano alla Pop Art, come lettere, numero e segni compostivi che si collegano prepotentemente a questa corrente artistica. E’ anche questa una traccia della tua relazione con le maggiori metropoli occidentali?
Si, ho vissuto parecchi anni in Asia, Siam Add mi ricorda particolarmente Tokyo, città estremamente pop e libera da ogni preconcetto..li tutto e’ arte, dalle acconciature delle persone alle vetrine dei negozi…e’ stato come rivivere l’esperienza attraverso i ricordi che poi ho gettato sulla tela.
Anche nelle tue grafiche il colore è protagonista, ma poiché per motivi tecnici manca lo stravolgimento dei contorni, dato dal tuo uso spregiudicato della materia, lo sguardo dello spettatore cammina su binari maggiormente geometrici. Come vivi questo effetto “collaterale” ti stimola a cercare un linguaggio integrativo, complementare al tuo esprimerti, o lo senti come un limite?
Direi entrambe le cose, dipingerei il cielo se potessi!!!senza spazi ne limiti…
Quali sono i tuoi prossimi progetti espositivi?
Parteciperò alla mostra del Carrousel du Louvre a Parigi, in ottobre, alla fiera a Dubai Arbajah, e a Rio de Janeiro nel 2015.




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