Intervista ad Angela Scappaticci
Interviste, Roma, 03 October 2014
Angela Scappaticci è un’artista che opera da molto tempo evolvendosi su una ricerca astratta che ha le sue radici nella pittura spaziale, legata in particolar modo a Burri.

Angela, cosa ti ha spinto a scegliere Burri come maestro d’ispirazione per il tuo percorso artistico?
In realtà, Burri come maestro d’ispirazione nasce “dopo”: a me interessavano, sin da bambina, le crepe che si formano nella terra e le “sorprese”, vive e preziose, costituite dai germogli, che vi si celavano. Non a caso, nella maggior parte delle mie opere inserisco altri materiali, perlopiù luminosi e dall’aspetto prezioso, amalgamandoli o incastonandoli nel cretto. In seguito, durante gli studi all’Istituto d’Arte, ho scoperto Burri e ho deciso di riprendere e rielaborare la sua ricerca su questa tecnica.

Nei tuoi lavori l’uso del monocromatico è una preponderante caratteristica: bianco, rosso, nero, blu, tu dai connotazioni cromatiche precise alle tue opere, la scelta coloristica è priva di dubbi, di incertezze, scegli un colore e ne svolgi interamente la narrazione nei tuoi quadri. Cosa c’è nel tuo animo che ti spinge a quest’assolutismo pittorico?
Nel mio animo c’è l’esigenza di trasmettere un messaggio forte e chiaro.
Ogni colore ha un proprio significato intrinseco, vibrazioni ed energia proprie, e trasmette sensazioni diverse. La scelta dell’utilizzo prevalente del monocromatico è data dall’esigenza di rafforzare il messaggio dell’opera, attraverso la sua narrazione cromatica, oltre che pittorica e plastica.

Tra le tematiche di Burri hai scelto di perseguire la narrazione del cretto; la sensazione della terra spaccata crea un racconto basato sull’ossimoro di Dura Fragilità. Questo dualismo tu lo vivi come una scelta di palese contraddizione o come una visione complementare del elementi?
Ho una visione molto olistica delle cose; pertanto, ritengo che la contraddizione sia la prova della complementarietà degli elementi: non potrebbe esistere la durezza se non esistesse anche la fragilità e viceversa, perché non ci sarebbero parametri di confronto tra le due cose. Credo che l’intero universo si regga su questo principio di dualità/complementarietà. Recentemente, ho dedicato una duplice mostra personale, intitolata, per l’appunto, “Duetto”, a questo argomento.

Il cretto è una tecnica complessa da dirigere e realizzare. La scelta del perseguimento di questa pratica creativa ti costringe a lavorazioni pesanti e difficili, a una manualità forte e decisa anche sul piano fisico. Come vivi questa necessaria fisicità del tuo lavoro?
In effetti, tra la tela e me si crea un rapporto “corpo a corpo” innegabilmente faticoso che vivo come un contadino che lavora la terra, per poi raccoglierne i frutti, o come una madre che, dopo la gestazione e il parto, allatta suo figlio. E’ un rapporto viscerale; non potrei farne a meno.

Il cretto è diretto dall’artista nella sua evoluzione, ma l’Acqua e il Fuoco, elementi necessari a questa tecnica, sono due “bestie” difficili da domare. In alcuni tuoi lavori arrivi ad esprimere una narrazione vulcanica, sia sotto l’aspetto estetico che sotto quello espressivo, e questo suggerisce una decisa e forte capacità di dominio degli elementi. Ti senti un po’ una “domatrice” quando crei le tue opere? Padroneggiare degli elementi naturali così potenti e sfuggenti al controllo degli esseri umani, ti inorgoglisce, vivi consapevolmente la forza che estrinsechi sviscerando l’energia necessaria a questo tipo di creazione?
Più che “domatrice” direi che mi sento un’alchimista in senso lato, alla continua ricerca della pietra filosofale. Padroneggiare gli elementi, conoscere profondamente le reazioni tra le loro combinazioni, mi fa sentire parte della vita e dell’universo, ed è proprio quell’energia vitale che ne scaturisce, che cerco di trasmettere con le mie opere.

Quali progetti espositivi hai in questo momento?
Il mio autunno è pieno, sarò presente alla Casa Internazionale delle Donne, a Roma, in una collettiva intitolata Analisi Illogica che si inaugurerà l’11 ottobre, durante la Giornata del Contemporaneo, mentre dal 14 novembre sarò presente a CATS, il settore Under 5000 della Fiera di Padova, all’interno dello stand Soqquadro. Superato quest’autunno “caldo”, non ho ancora programmi certi.

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