Aldo Lurci - phtha locyanine blue
Mostre, Prato, 21 May 2009
Non voglio dare certezze! Questo ama ripetere molto spesso Aldo Lurci quando si riferisce alla proprie opere per le quali rifiuta interpretazioni univoche ed assolute e tanto meno una visione d’insieme legata al solo aspetto di un controllato rigore compositivo. A guardar bene, infatti, le sue “mappe planimetriche”, le sue “ideali planimetrie dell’anima” svelano uno studiatissimo e rigoroso gioco di equilibri-instabili, dove elementi coloristici (sovente l’argento ed il blu di Prussia), e di forma, contrastandosi fra di loro, ci conducono lungo un percorso della linea assolutamente unificante e fluido sino a quando, però, non ci accorgiamo che, in realtà, niente di ciò che vediamo è pienamente o davvero anch’esso concluso in se stesso o in altre forme. L’artista paragona il proprio “quadrato instabile” ad una sorta di “anello che non tiene” e, come per E. Montale, ravvisa in esso la metafora di un appiglio sicuro a cui far riferimento nel corso delle mille insicurezze della nostra esistenza. Lurci pensa al fondamento geometrico e teorico dal quale scaturiscono i suoi lavori (assolutamente meditati ed in cui nulla è lasciato al caso), come a delle regole compositive che corrispondono a delle verità grammaticali fatte, poi, per essere infrante con divagazioni e “divertimenti”. Troviamo, così, all’interno della tela la figura “totem” del quadrato che serve ad equilibrare gli spazi, ma la cui forma non è mai riferita con esattezza di posizionamento al quadrato della tela che lo contiene. Attorno ad esso, in punti chiave, appaiono elementi accentratori dello sguardo che servono a definire i piani di riferimento; così, la superficie instabile viene precisata dai rossi, dai blu, dai gialli ma anche dai verdi e dai viola; anche le lettere, così come i punti (geometrici) di colore servono per creare dei riferimenti spaziali oltre che dei segni e degli elementi di chiusura. E’ in questa occasione espositiva che l’artista mostra, accanto alle tele di grande e medio formato, frutto delle sua ultima produzione pittorica, anche opere caratterizzate da una nuova preziosità di linguaggio tramite l’inserimento, sotto forma di collage, della foglia d’oro. In essa è nuovamente rintracciabile la condizione “pericolante” di un lento e suggestivo movimento spaziale puntualizzato e trattenuto da inserimenti di colore a margine del supporto grafico o pittorico. Qui siamo in presenza di un linguaggio espressivo più silenzioso e ricco di incognite ma, del resto, per Aldo Lurci la pittura è uno strumento, una madalità espressiva non totalmente mai “raccontabile”. Chiara Pezzano

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