Il nucleo interiore ci attira, in quest’ultimo appuntamento, in modo magnetico: le Sospensioni di Anna Laura Patanè - l’orsacchiotto di peluche rappresentato recto-verso sullo sfondo neutro popolato di scritte interpretabili quali richieste di aiuto, il piccolo papero giallo sospeso per una zampa e che si staglia contro la sua stessa ombra cenerina – ci attirano e ci confondono con il gioco eternamente ambiguo tra simulacro dell’originaria “età dell’innocenza” e dolorosa presa di coscienza della sua irrimediabile perdita: la solitudine avvolgente dei fondi, grigi come aurei, l’algore convenzionalmente concettuale “des chiffres et des lettres” in auge nel contemporaneo dai “telegrammi” di Kounellis in poi, e soprattutto la presenza di quelle ombre stridenti e inquietanti, e tuttavia non incombenti né sproporzionate, il minimo accenno di merletto ai bordi di qualche tela, tutti questi elementi concorrono ad aumentare il silenzio assordante della serie d’innocenti pendus, accomunabili loro malgrado, nella sventura della sorte, a certi appesi della contigua Raccolta Manzù, ora Cristi ora Partigiani…
“Un fossile è, prima di tutto, materia che porta dentro di sé e ben in evidenza la memoria della sua esistenza: e i lavori di AnnaLaura sono prima di tutto memorie di esistenze ma non consumate dal tempo, né vive né morte, ben visibili, presenti, tangibili… in quel confine sottile che separa la vita dalla morte, e che trova nel fossile appunto un momento di meditazione, serena e affascinante, una sorta di limbo esistenziale, in cui non prevale né l’una né l’altra”. Cosi efficacemente scrive Silvia Sfrecola Romani a proposito della tematica dei Fossili ricorrente sia nella pittura - sensibilmente materica - così come nella scultura di AnnaLaura Patanè, contemplati nella presente selezione di Fabio D’Achille, a presentarci l’altra faccia dell’artista, quella terrena, addirittura sotterranea stratificata e calcarea, e per questo ancora più preziosa e calligrafica nell’elemento proustiano dell’impronta e del ricordo imperituro. Così lo spazio espositivo si fa qui ora per l’ultima volta decisamente Wunderkammer depisisiana, sintesi delle meraviglie tra terra e cielo, tra natura e cultura: e il merito è dell’arte”.
Marcella Cossu
Il vernissage sarà accompagnato dalla performance teatrale ispirata al testo di Grazia Versani “From Medea” maternity blues (2001), con Gioia Manduzio, Maria Glorioso, Federica Leli e Roberta Picano.
Vernissage: sabato 10 gennaio ore 17,00
A cura di Fabio D’Achille
Introduzione di Marcella Cossu
Sede: Raccolta Manzù/GNAM, via Laurentina Km 32, Ardea (RM)
Orari di apertura: dal martedì al sabato 10,30 – 18,30. Fino al 17 gennaio 2015
Info: 393.3242424 – eventi@madarte.it – www.madarte.it
Ingresso libero







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