“Le opere in mostra, facenti parte della serie StampStep, possono essere concepite come un’installazione composta da diversi lavori tutti dello stesso formato, con sagome identiche ricavate da timbri su un unico disegno. Le figure umane, colte di profilo mentre incedono, sono però differenziate tra di loro grazie ad interventi pittorici a posteriori, che consistono in variazioni di giochi cromatici, nella presenza di scritte diverse, nella contrapposizione ludica tra vuoti e pieni che a volte fa percepire i soggetti quasi come dei collage al contrario. L’artista ha preso spunto dal dipinto di Van Gogh “La ronda dei carcerati”, in cui si osserva un gruppo di persone che camminano in cerchio all’infinito dentro il cortile di un manicomio. Questa ispirazione iniziale è stata poi rielaborata da Trappolini: se il manicomio azzerava l’identità umana, del singolo e del suo rapporto con l’altro e con il mondo esterno, l’artista, quasi paradossalmente, con le sue sagome uguali eppure diverse tra loro, sembra volerla ribadire attraverso la resa di un viaggio in cui è difficile stabilire la partenza e la meta, in cui il percorso è concepito come ricerca continuamente in fieri; Trappolini non ci fornisce risposte, piuttosto stimola l’osservatore ad interrogarsi, attraverso l’opera, che quindi diventa come uno specchio, sul sé e sulla relazione con l’altro. Se volessimo fare un paragone con forme caricate nel corso del tempo di significati simbolici, potremmo concepire StampStep come una spirale, simbolo di perpetuo divenire, di ciclo continuo di nascita/morte/rinascita, anziché come un cerchio, emblema di perfezione, di qualcosa cioè di finito, concluso, con un inizio e una fine. L’assenza dei lineamenti delle sagome, allora, può essere funzionale a richiamare l’osservatore a conferire all’opera una sua interpretazione, attraverso non soltanto la vista, ma anche tramite le sensazioni suscitate o le riflessioni suggerite; mentre la mancanza di abiti può forse far riferimento ad un desiderio di cancellare le distanze sociali a favore di un’umanità più autentica, priva di maschere e filtri, desiderio rafforzato dall’utilizzo di tonalità calde, accese, vivide e squillanti come il calore umano verso cui sembrano indirizzarsi i soggetti”.
(Laura Cianfarani)
Vernissage: Domenica 7 settembre ore 19,00
A cura di: Fabio D’Achille
Sede: La Feltrinelli, Via A. Diaz, 10 - Latina
Orari: Tutti i giorni 9,30 – 13,00/16,30 – 20,30. Chiuso il Lunedì mattina. Fino al 5 ottobre 2014
Info: 393.3242424 – eventi@madarte.it – www.madarte.it
Ingresso libero







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