La storia artistica di Marcello Trabucco ha inizio, negli anni della frequentazione del liceo, con la favorevole opportunità di costruire le basi di un autonomo percorso creativo sotto la guida di docenti di grande levatura. Le prime esperienze espositive dell’autore risalgono infatti ai mesi di marzo e di maggio 1972, quando Trabucco, ancora studente, partecipa a due collettive presso la galleria Enal di Latina. Nel mese di ottobre del 1974, nella locandina di una mostra allestita nelle sale della Camera di Commercio del capoluogo pontino e indicata come Prima Rassegna d’Arte, Marcello Trabucco è tra gli undici artisti che espongono i propri lavori. Il suo nome è annoverato tra quelli della sezione “Nuova Figurazione” (a richiamo principalmente di natura lessicale della tendenza francese della seconda metà degli anni Sessanta e dei corrispettivi interpreti in Italia), sezione separata e distinta, nel manifesto, da quella del “Naturalismo” mediante un segmento verticale nero che appare oggi, alla luce della consapevolezza della successiva evoluzione specialistica di Trabucco, piuttosto come un asse di simmetria. Non a caso infatti, fra i tratti salienti della produzione dell’autore e di questi suoi primi quarant’anni d’attività, si registra un continuo viaggiare tra realtà ed emancipazione da essa, un proficuo migrare fra storia e futuro, tra Natura e Idea. Nessuna linea netta separa le fasi creative così come nessun confine concettuale e terminologico circoscrive, oggi, o ha definito in passato le singole opere. Incuriosisce dunque l’osservatore, l’alternanza - tutt’altro che faticosa da “leggere” - di realizzazioni autonome una rispetto all’altra, che nel loro libero antologico susseguirsi riflettono un’identità non soffocata da quanto, a un primo sguardo, potrebbe apparire come indeterminato eclettismo. Un affrancato gioco di geometrie e di “possibilità materiche” intervalla, in alcune opere, vuoti inaspettati tra cornice e superficie pittorica, ancor più sorprendenti in certe composizioni tridimensionali dove le forme e i volumi si aprono allo spazio circostante quasi a rappresentare la metafora di un vitalismo artistico che filtra sino ad arrivare alle atmosfere del quotidiano. In tutto ciò il colore entra ed esce, nell’arte di Trabucco, come in un calcolo matematico delle probabilità: quando c’è è tutto, quando è assente è perfino difficile percepirne la mancanza. Ci si riferisce in particolare alle mirabili incisioni dedicate alla Pianura Pontina e agli autorevoli monti che la dominano, territorio questo di grande valenza evocativa e di richiamo percettivo per l’autore. Nelle composizioni incisorie, che convogliano le emozioni della creatività e le competenze dello studioso appassionato, elementi topografici e riferimenti storici (citazioni di un tempo lontano, rimandi a Benozzo Gozzoli come a tanti altri grandi artisti) interagiscono con le suggestioni visive del paesaggio spesso fermato attraverso l’arte del mezzo fotografico di cui Trabucco è esperto conoscitore e abile divulgatore. E’ questo un modo profondo e radicato di vivere il proprio territorio che non diviene così vittima predestinata di un distratto e casuale calpestio, ma oggetto di analisi e motivo d’ispirazione per un iter creativo nel quale l’affabulante avventura dell’arte si identifica con l’incognita avventura del vivere umano”.
Vernissage: giovedì 19 dicembre ore 19,00
A cura di: Fabio D’Achille
Sede: Galleria Federlazio, Piazza Mercato, 11 - Latina
Orari: Dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00. Fino al 31 gennaio 2014
Info: 393.3242424 – eventi@madarte.it - www.madarte.it
Ingresso libero





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