Blindness - Intervista a Carmen Sarbu
25 January 2015
D) Cosa significa per te fare arte?

R) L’arte per me è un modo di vivere, una ragione di essere e di esprimermi. Non posso immaginare la mia vita senza l’arte. Provo una grande emozione non solo nel creare, mi basta entrare in una chiesa e vedere i grandi affreschi per farmi venire la pelle d’oca.

D) Sei stata influenzata dalla tua cultura e dai paesi che hai frequentato?

R) Penso di si, inconsciamente della mia cultura mi porto dentro l’arte delle grandi icone, anche se adesso la mia arte è diversa. Adesso preferisco dedicarmi alla figura umana. Ma tengo sempre presente la mia cultura.

D) Chi è Carmen “ donna – artista”?

R) Carmen è sia donna che artista, sono molto solitaria . Quando creo vivo momenti di isolamento, ma quando finisco ho voglia di uscire, vedere gli amici. Sono curiosa di sperimentare tutto quello che mi circonda.

D) A chi ti ispiri ?

R) L’ispirazione per me viene creando, molte volte lavoro senza avere un’idea: comincio col fare una linea e alla fine nasce un mondo intero. Altre volte invece ho ben chiaro il soggetto e so bene quello che voglio fare.

D) Come vedi la tua arte tra 20 anni?

R) Vedo la mia arte diversa, ogni anno che passa noto sempre più differenze. Voglio fare sempre meglio. Certamente tra 20 anni la mia arte si evolverà in meglio.

D) Il titolo della mostra è “cecità”. Come si coniuga questo termine con la pittura?

R) Sono due termini contraddittori in effetti. Nella mia serie di acquerelli ho voluto esplorare il soggetto umano con cecità, incapace di vedere la realtà oggettiva. Non voglio far risaltare solo le debolezze dell’uomo, ma i sentimenti più nascosti della nostra natura e come il tempo e la storia ci cambi.

D) Nei tuoi quadri compaiono 4 o 5 figure. È un caso?

R) Si, è un caso dettato dalla composizione. Non ho pensato alla cifra come simbolo.

D) Progetti futuri?

R) Ho tanti progetti ancora da realizzare. Ho cominciato a lavorare ad una serie dal titolo “ombre bianche”, dove le figure umane sono immerse nei paesaggi. E un altro progetto, questa volta più grande e laborioso: una serie di tele che si chiamerà “mutilated dreams”, ovvero “sogni mutilati”, dove ritornerò alle origini disegnando delle icone profane e lasciate apposta incomplete, dove ci saranno degli immigrati. Persone apparentemente libere, ma in realtà lasciate nella più completa degradazione.

07/11/2014

Chiara Giglio
(Riproduzione riservata)

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