L'Arte che piace
17 February 2014
Niente male. Interessante. Bello.
Sono ovviamente contento quando qualcuno parla così guardando una mia opera, ma la soddisfazione più grande è, com'è successo sabato ad Arte Genova, quando le persone discutono fra loro. Davanti alla mia serie dei 7 Peccati Capitali ho sentito persone dire che erano d’accordo sulla mia scelta di prendere il pavone come simbolo della Superbia, altre che facevano il nome di loro conoscenti - a loro avviso – colpevoli di almeno un Vizio Capitale, altri ancora che ammettevano sinceramente di riconoscersi in uno di essi, e così via. Il tutto accompagnato da un sorriso scaturito proprio dall'osservazione di queste opere, perché prima il loro atteggiamento era quello “classico” di sguardo serio, interessato a comprendere cosa volessero dire gli artisti appena visti.
Questi miei quadri, quindi, sono comprensibili dalla gente e, visto che voglio comunicare quello che penso, sono soddisfatto di aver raggiunto questo scopo.
L’Arte infatti deve saper interagire con le persone e il compito di un artista è fare la propria parte per cercare di sviluppare la coscienza estetica nelle persone, dare slancio alla Cultura proponendo nuovi punti di vista e contribuire a produrre il bello, dimenticando la necessità di vendere per campare (mentalità da imprenditore, cioè produco per vendere).
La vendita invece deve essere una conseguenza automatica della buona Arte prodotta. In altre parole, chi ha qualcosa da dire (in tutti i campi dell’Arte) lo deve fare, anche come obbligo morale verso il mondo che si sta impoverendo culturalmente sempre più.
Chi invece vuole fare Arte con il solo scopo di diventare ricco deve cambiare mestiere (e su questo tema anche alcuni Galleristi “appendi-chiodo” dovrebbero farsi un esame di coscienza).
10 e lode alle parole pronunciate ieri dal Critico Giorgio Grasso, che, tra le tantissime cose giuste che ha detto, ha esortato gli amanti dell’Arte dicendo loro di comprare seguendo solo il proprio gusto, lasciando alle spalle giudizi critici, quotazioni d’asta e così via. L’Arte, ha più o meno detto, deve essere appesa al muro di casa propria, meritevole di essere ammirata tutti i giorni proprio da chi l’ha comprata, essendone stato sedotto da essa, e non depositata in un caveau di una banca in attesa che le quotazioni salgano per poi rivenderla con il solo scopo di avere un profitto.
L’Arte deve arricchire l’animo delle persone e non il loro portafogli.

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