BowiefaceS
Mostre, Padova, 05 December 2015
Personale, tributo a David Bowie, a cura di Maria Palladino

BowiefaceS
di Maria Palladino

La Mostra personale “BowiefaceS” raccoglie tecniche miste, opere ad olio su tela, ad acrilico, incisioni e un lavoro di grafica digitale dell’Artista Sebastiano Magnano e vuole essere un sentito omaggio ad uno dei più grandi miti rock della nostra epoca: David Bowie.
Personaggio eclettico per eccellenza, protagonista di spicco della scena musicale britannica e mondiale, Bowie è qui raffigurato in una serialità di stampo Pop, rivisitata nell’ottica e dalla sensibilità dell’Artista secondo una sua particolare e caratteristica visione, che media neofigurativismo e gestualità.
La forza espressionista del colore che trafigge, appare talvolta quasi cancellare e negare le figure, per restituircele in realtà più concrete, come rivivificate attraverso il filtro di una lente che è poi la sua cifra stilistica e la sua profonda capacità di interpretazione del soggetto.
David Bowie e il suo perenne mutare, aspetto e stile, il suo estro camaleontico che ha fatto storia e lasciato il segno su generazioni di seguaci ed epigoni, appare qui raffigurato in un’ottica che ne rende evidente la doppia essenza: uomo e star, idolo e persona, sottolineando con la scelta delle immagini rappresentate questa dualità e la sua possibile e insieme straniante facoltà di esistere.
Le tecniche miste dell’incisione rivelano la grande abilità di Magnano nell’adoperare il suo mezzo, ottenendo effetti di forte impatto cromatico, lì dove le lievi variazioni nella riproduzione a stampa arricchiscono il prodotto di nuove sfumature di significato, lo rendono passibile di diversi e ulteriori punti di visione e d’indagine, il che caratterizza e contraddistingue la multiformità e versatilità connaturata ad ogni tipo umano.
Sono “paesaggi umani” differentemente espressivi, per le peculiarità stesse delle diverse tecniche adoperate, che ripercorrono varie epoche ed età di Bowie, ne restituiscono la fisionomia quale feticcio-culto del suo mondo, celebrità osannata, oppure uomo comune: doppiezza d’identità, quasi “scissione di un’anima”, più volte sottolineata dallo stesso musicista in tanti suoi testi. Dall’”Aladdin Sane” delle origini, effigie infinitamente riprodotta di un periodo artistico cruciale nella carriera del cantante, immagine-simbolo e maschera emblematica del suo alter ego, ai tratti ammorbiditi dal tempo di un uomo che ha vissuto e seguito il suo percorso, simile fra i suoi simili, “terrestre”, come recita il titolo di uno dei suoi ultimi album.
Su alcune opere osserviamo graffi, scritte, striature, segni, come gocciolamenti di colore, che creano differenziazione di piani, distolgono lo sguardo dal particolare per rifletterlo sull’insieme, originando una pluralità di punti di vista che sollecitano l’occhio a soffermarsi, non stancano evitando l’uniformità, stimolando a sempre successive riflessioni.
Alcune volte appaiono scritte, citazioni, grafismi, una sovrapposizione della parola alla figura per ricavarne un “testo” il quale possa essere massimamente illustrativo del senso che per l’autore rivestono questi lavori: dedica voluta e dovuta ad un’icona che ha tracciato un’impronta importante nella vita dell’Artista, come in quella di milioni di altre vite, un’indagine minuziosa nelle pieghe più recondite del suo essere creatura umana ed entità osannata dalle folle, simulacro e realtà.
Nei lavori ad olio su tela risulta particolarmente evidente la “scissione” e frantumazione dell’immagine nella concitazione del gesto, nella pennellata mossa e vibrante che disgrega e allo stesso tempo ricostruisce, come un interrogativo sotteso sul senso del tempo, della fama, della caducità di ogni cosa su questa terra, dell’eterno dissolversi e ritornare di ogni elemento mondano. Lo “sgretolarsi” e ricomporsi del segno sembra quindi essere una caratteristica costante in questi lavori di Sebastiano Magnano, soprattutto, si evince questo lì dove la pennellata è franta, o ispira effetti suggestivi di digitalizzazione della figurazione.
Avvertiamo come un movimento costante e trattenuto, quasi un fremito che avvince l’attenzione e la riporta dal generale al dettaglio, dal tutto alla parte, in direzione centrifuga o centripeta, un doppio senso di osservazione, un vortice che cattura in opposta direzione la percezione.
L’interpretazione che l’artista fa della sua tecnica appare particolarmente personale e peculiare: il significato sotteso ad ogni ritratto assume grande valenza, se non un’importanza paritaria alla cura nella realizzazione materiale del lavoro. L’aspetto concettuale è evidente e la delicatezza e l’intensità delle sfumature di contenuto vanno oltre la tangibilità corporea dell’oggetto.
Si tratta quindi di “geografie dell’umano” che ripercorrono i segni e i segnali dell’esperienza e delle tracce del tempo, delle emozioni, delle ripercussioni fisiche e psichiche dell’ambiente che fanno di ognuno di noi, e di una star mondiale, ancor più di ogni altro, un individuo unico e inimitabile, più che una celebrità, una combinazione complessa ed irriproducibile di anima e sostanza tangibile.
L’abilità di Sebastiano Magnano sta, inoltre, nel carpire il dettaglio, nel conferire il giusto peso alla descrizione degli aspetti più rappresentativi del soggetto, su cui l’interesse si sofferma, a saper orchestrare i colori e distribuire le luci così da convogliare la concentrazione in un punto ben preciso del quadro, un costituente cardine dell’insieme, per suggerire un cammino interpretativo, per analizzare a fondo e con perizia di acuto osservatore l’effigiato, accarezzandone l’essenza, senza mai travisarne l’effettiva oggettività.
Questa rassegna di opere ispirate a Bowie costituisce una sorta di diario ideale di istantanee, frammenti, momenti di vita o fotogrammi distintivi di una personalità istrionica, multiforme, versatile che nell’immaginario dell’artista giungono a rivestire un’importanza indicativa: lo smascheramento di un enigma, il dischiudersi di un’anima come liberata dal suo consueto “guscio” rappresentativo, quasi un’epifania metafisica, il “giorno successivo”, “the next day”, ovvero la conquista di una dimensione nuova dell’essere, il disvelamento del vero Sé.


Commenti 3

Cat
10 anni fa
Cat Fotografo
Auguri !
Teresa Palombini
10 anni fa
Tanti auguri!!
Tanya Bartolini
10 anni fa
CONGRATULAZIONI VIVISSIME !!!!

Inserisci commento

E' necessario effettuare il login o iscriversi per inserire il commento Login